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martedì 16 settembre 2008

Altino



Le foto della città segreta
«Così è nata Venezia»

Ora si potranno avviare gli scavi per portare alla luce quanto è stato «fotografato» nell'area protetta

MILANO — La città da cui ha avuto origine Venezia ha finalmente un volto. È Altino, a una decina di chilometri a nord della «perla della Laguna », ed è (per il momento) nascosta sotto la campagna. Ma ora grazie alle nuove tecnologie di telerilevamento ed elaborazione, strade, palazzi, edifici pubblici, quartieri, hanno preso corpo e sono chiaramente visibili. Scavando, a circa un metro di profondità, si troverebbero le fondamenta degli edifici. In passato si era identificato il perimetro delle mura, adesso al loro interno si scorgono due teatri, il foro con possibili tracce di templi, il corso d'acqua che l'attraversava. E al di fuori un grande anfiteatro.

È quanto gli abitanti hanno lasciato dopo essersi portate via le pietre con le quali hanno poi costruito le case di Venezia. Accade nel VII secolo dopo Cristo dopo che Attila a capo degli Unni invade i territori veneti e dopo che i Longobardi scorporano, sotto l'esarcato di Ravenna, la parte marittima. Appunto per sfuggire alle violenze, Altino viene abbandonata e spoliata per rinascere sulle isole nel cuore della laguna più splendente protetta dalle acque. Il suo primo insediamento risaliva al VI secolo a.C. romanizzandosi pacificamente intorno al II secolo. Sorgeva lungo una grande strada, l'Annia, e il suo porto diventava uno dei maggiori scali commerciali romani dell'Italia Nordorientale e un nodo strategico tra le rotte marittime adriatiche e le vie consolari verso l'area danubiana. Quando arrivano i barbari la decadenza di Altino, comunque, era già iniziata da tempo ed era ormai inarrestabile. Il volto nascosto della città è frutto di una ricerca condotta dal Dipartimento di geografia dell'Università di Padova nell'ambito di un progetto finanziato da Arcus e sostenuto dalla Regione Veneto, dal Comune di Padova e dalla Soprintendenza per i beni archeologici del Veneto. «Elaborando le immagini fornite da Telespazio assieme a quelle da noi ottenute con ricognizioni aeree nella lunghezza d'onda del visibile e dell'infrarosso — spiega Paolo Mozzi, coordinatore della ricerca a cui ha partecipato Alessandro Fontana — siamo riusciti a costruire la mappa della città facendo emergere le strutture nascoste valutando diversi parametri comprendenti dalla disposizione della vegetazione all'umidità del suolo».

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