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giovedì 29 gennaio 2009

VOCI PERDUTE DALLO SPAZIO PROFONDO


su "Art of Oblivion" le voci segrete degli astronauti persi nello spazio, captate da radioamatori negli anni 50 e 60

mercoledì 28 gennaio 2009

NAZCA

Nazca, i misteri delle linee
"Erano cammini sacri"
In Perù 2000 anni fa gli indigeni tracciarono strade a forma d'animali
di SARA FICOCELLI

Nazca, i misteri delle linee
"Erano cammini sacri"

ROMA - È il mistero più dibattuto della civiltà precolombiana: le linee di Nazca, nel Perù meridionale, si estendono per 400 chilometri quadrati. Ma per ammirarle bisogna salire su un piccolo aereo o su una mongolfiera. E per capirle va fatto un salto nel tempo di oltre 2000 anni. L'archeologo Tomasz Gorka, dell'università di Monaco, come riferisce la rivista New Scientist, è arrivato a una conclusione: il colibrì, la scimmia, il ragno, il condor e tutte le altre figure erano il tracciato di cammini sacri. Vanno in archivio, fino a prova contraria, le teorie sull'arrivo di extraterrestri o creature sconosciute. Anche se il dubbio resta: enormi disegni visibili solo dall'alto, nessuna montagna nelle vicinanze. Uno spettacolo affascinante che attira migliaia di turisti ogni anno.

LE IMMAGINI DI NAZCA

"Le linee di Nazca erano dei sentieri rituali, questo è già stato segnalato in passato - spiega Giuseppe Orefici, direttore del Centro Italiano Studi e Ricerche Precolombiane - la simbologia raffigurata è infatti la stessa che troviamo sugli oggetti di terracotta. Si tratta di immagini che invocano la divinità, realizzate con un sistema molto semplice, cioè rimuovendo le pietre contenenti ossidi di ferro dalla superficie del deserto".

Gorka ha analizzato cinque geoglifi, concentrandosi sulle figure trapezoidali e misurando le anomalie del campo magnetico terrestre provocate da alcuni cambiamenti della densità del suolo a varie profondità. Lui e la sua équipe hanno percorso l'intero sito archeologico palmo su palmo con rilevatori terrestri manuali. "Abbiamo trovato molte altre linee - ha spiegato - all'interno delle figure trapezoidali, che non è possibile vedere neppure dall'alto. I geoglifi che osserviamo oggi sono l'ultimo stadio di un lungo processo di costruzione durante il quale l'intero complesso di disegni è stato costantemente modificato, rimodellato, cancellato e stravolto da un utilizzo progressivo".

In pratica i Nazca celebravano l'orca marina, il felino e tutte le altre divinità legate al culto dell'acqua e della fertilità camminando. Per chilometri e chilometri. Del resto, a questa antica civiltà peruviana fiorita fra il 300 a. C. e il 700 d. C. piaceva organizzare le cose in grande. Durante le feste religiose, per raccogliere i fedeli distribuiti su un territorio largo 1000 chilometri e altrettanto lungo si usava il gigantesco centro cerimoniale di Cahuachi, che però venne distrutto da un'alluvione nel 450 d. C. A quel punto i Nazca decisero di celebrare le divinità utilizzando solo i cammini sacri, oggi definiti "linee di Nazca", per gli indigeni "il deserto che parla". Le linee sono state realizzare con un tracciato unico, ad un'unica entrata e un'unica uscita, e ogni disegno finisce così come comincia. Questo è stato uno dei primi indizi che hanno portato alla teoria dei percorsi calpestabili. Tutto è stato realizzato rimuovendo le pietre dalla superficie del deserto e creando un contrasto con il pietrisco sottostante, più chiaro. La pianura di Nazca è ventosa, ma le rocce della superficie assorbono bene il calore e permettono all'aria di alzarsi, proteggendo il suolo. Grazie a questo sistema i disegni giganti sono rimasti intatti per migliaia di anni.

Il primo ad avvistarli fu l'aviatore Toribio Mija nel 1927, durante uno dei primi voli di linea sull'area. A lui sembrarono subito strade, ma gli studiosi impiegarono anni prima di cominciare a capirci qualcosa. Nel 1939 l'archeologo americano Paul Kosok studiò le linee trapezoidali ma solamente dal 1946, grazie alla tedesca Maria Reiche, si fecero ricerche approfondite sul loro significato. Secondo l'astrologa dietro linee e disegni ci sarebbe un calendario astronomico, e c'è addirittura chi pensa si tratti di piste d'atterraggio per extraterrestri. Come se non fosse abbastanza incredibile la teoria di un popolo che disegna se stesso per parlare con Dio.

(28 gennaio 2009)

venerdì 16 gennaio 2009

METANO SU MARTE- DA DOVE VIENE?

LO HANNO RIVELATO DATI TRASMESSI DALLA SONDA MARS EXPRESS DELL’ESA
Metano su Marte:
si pensa a un’origine biologica
Confermata la presenza del gas. Potrebbe essersi formato da decomposizione di vegetali o animali

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La sonda Mars Express ha rilevato grandi quantità di metano su MarteMILANO - Allora il metano sembra ci sia per davvero su Marte e questo significa che la ricerca della vita a cui il gas può essere legato, si va facendo più interessante. Se ne discute da qualche anno, da quando nel 2004, in particolare, il professor Vittorio Formisano, dell’Istituto di fisica dello spazio interplanetario, riferiva di averne trovato traccia esaminando i dati trasmessi dalla sonda Mars Express dell’Esa. Altri gruppi avevano poi dimostrato questa possibilità ma le discussioni sono continuate. Adesso Michael J.Mumma del Goddard Space Flight Center della Nasa ha precisato in una conferenza stampa e scritto sulla rivista americana Science di aver trovato consistenti quantità di metano provenienti da tre zone: Nili Fossae, Terra Sabae e Syrtis Major. Il gas rilevato esce dal suolo al ritmo di 0,6 chilogrammi al secondo e si è calcolato che nell’estate marziana 2003 nel giro di pochi mesi siano uscite circa 21 mila tonnellate di metano. «Questa è la prova definitiva della sua presenza su Marte» nota Mumma che indaga tale possibilità a partire dal 2001. Ora ha analizzato la luce riflessa dalle zone interessate notando attraverso l’analisi spettroscopica l’assorbimento di alcune righe che testimoniano la presenza del prezioso gas. Le discussioni in passato si erano accese anche perché delle osservazioni nel 2006 sembravano dimostrare che buona parte dello stesso gas fosse scomparsa. Approfondendo lo studio il risultato è stato diverso.

DA DOVE VIENE? - Ma adesso si pone la questione fondamentale della sua origine e qui i ricercatori sono ancora grandemente divisi. La provenienza, si spiega, può derivare da processi biologici (digestione animale o imputridimento di animali o vegetali) oppure per cambiamenti geologici, attività vulcanica o sorgenti calde sotterranee. Di queste ultime però le prove sono scarse e quindi oggi il partito dei sostenitori della tesi biologica sembra essere molto forte. «Forse dobbiamo pensare che nelle profondità marziane la vita sia davvero nascosta anche oggi» nota Lisa M.Pratt dell’Università dell’Indiana. Restano le difficoltà della rilevazione del metano adesso effettuata da Terra con i telescopi delle Hawaii. Naturalmente ora sia guarda all’esplorazione effettuata con le sonde e i robot per trovare conferma. E la prossima spedizione del grande rover Mars Science Laboratory della Nasa delle dimensioni di un SUV alimentato con energia nucleare sembra essere l’occasione adatta. La partenza di questo rover è stata rinviata al 2011 per difficoltà nella costruzione ed uno dei suoi possibili obiettivi di sbarco era proprio Nili Fossae che poi era stato però cambiato. Ora visto il rinvio, alla Nasa stanno considerando il ripristino della meta proprio per verificare se l’area è ricca di emissioni metanifere. La discussione si sta facendo sempre più interessante.

Giovanni Caprara
16 gennaio 2009

sabato 10 gennaio 2009

L'IGUANA ROSA


Ecco l'iguana rosa, uno dei più antichi segni dell'evoluzione della specie, che vive solamente nell'Isola di Isabela alle Galapagos. Il rettile è stato scoperto di recente (sfuggì al grande Darwin che non visitò quest'isola dell'arcipelago). Ora gli italiani Gabriele Gentile e Valerio Sbordoni dell'Università di Tor Vergata di Roma hanno dimostrato, attraverso studi genetici, che l'iguana rosa esiste da 5 milioni di anni: un vero "fossile vivente", molto più antico delle sue consorelle terrestri e quindi utilissimo per gli studi degli zoologi. Ma gli esperti lanciano l'allarme: "Servono subito sforzi per conservare questa specie da noi identificata e prevenirne l'estinzione, abbiamo bisogno urgente di nuovi fondi". Le foto di questa galleria, dalla 4 in poi, sono di Gabriele Gentile

domenica 4 gennaio 2009

LA SCOMPARSA DEI MAMMUTH

UNA PIOGGIA DI METEORITI

avvenne 12.900 anni fa e fece sparire quasi tutti i grandi mammiferi dell'epoca
Mammuth estinti in massa a causa di una pioggia di comete sul Nord America
Una ricerca dell'Università dell'Oregon ha trovato milioni di nano-diamanti che sono la prova del disastro

NEW YORK (USA) - Fu una vera e propria estinzione di massa. Avvenuta nel giro di pochissimo tempo. E ora sappiamo perchè. Una pioggia di meteoriti investì la terra 12.900 anni fa con la potenza di migliaia di bombe atomiche causando l'estinzione di mammuth, tigri dai denti a sciabola, bradipi giganti e quasi sterminando gli antichi indiani del Nord America.

LA RICERCA - È quanto sostiene una ricerca dell'università dell'Oregon pubblicata su Science sulla base del ritrovamento di milioni di nano-diamanti (della grandezza di un milionesimo di millimetro) nella fascia che dall'Arizona al South Carolina risale il continente fino agli stati canadesi dell'Alberta e di Manitoba. Per ottenere queste pietre servono altissime temperature e una pressione fortissima, situazioni generate da una serie di esplosioni simile a quella verificatasi nel 1908 a Tunguska in Siberia dall'impatto di un meteorite che polverizzò 2000 km quadrati di foresta. Doug Kenneth, il capo del team, ha spiegato che questi nano-diamanti sono stati ritrovati in gran quantità negli strati di terra corrispondenti a 12.900 anni fa quando oltre alla deflagrazione distruttiva la polvere sollevata in cielo causò anche una mini era glaciale durata circa 1.300 anni. Un periodo in cui nei sedimenti non si trovano più tracce dei grandi animali e minime degli indiani Clovis. La teoria, bisogna dirlo, non è unanimemente condivisa dagli studiosi di tutto il mondo, ma secondo quanto riporta Science manca al momento una ipotesi altrettanto credibile che la possa chiaramente confutare.