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mercoledì 18 marzo 2009

SEA MONSTER

Scoperto il «T-Rex »dei mari

«Predator X» è il nome dato al fossile di un mostro marino gigante ritrovato al Polo Nord

(Atlantic/Zoo)
(Atlantic/Zoo)
Quarantacinque tonnellate per quindici metri di lunghezza e una fila di denti aguzzi come coltelli: queste sono solo alcune delle caratteristiche del temibile predatore marino ritrovato dai paleontologi nei pressi delle Isole Svalbard, vicino al Polo Nord. Predator X (così è stato soprannominato per ora il rettile marino, del genere Pliosaurus) dominava i mari del Giurassico superiore e in quanto a potenza avrebbe potuto stracciare il T-Rex, dominatore incontrastato delle terre emerse nel Cretaceo.

UN MORSO PODEROSO - I ricercatori dell’Università di Oslo, protagonisti dell’eccezionale scoperta, già due anni fa avevano trovato nella stessa zona il fossile di un altro pliosauro, chiamato The Monster. Sono così ritornati sul luogo della fortunata scoperta, confidando che il terreno ghiacciato custodisse nuove sorprese; e infatti dopo due settimane di scavi hanno trovato l’enorme cranio del grande predatore: una testa di tre metri le cui dimensioni denotano una potenza offensiva eccezionale. Secondo i calcoli dei ricercatori i denti affilati del colosso marino potevano stritolare le prede con una forza pari a undici volte quella di un Tyrannosaurus rex e tredici quella di un alligatore (l’animale che attualmente detiene il primato del morso più potente).

VELOCE NELL’ATTACCO - Jørn Hurum, paleontologo a capo della ricerca, durante l’annuncio della scoperta tenutosi ieri a Oslo ha dichiarato: «era il più feroce predatore mai esistito. Si trattava di un carnivoro veramente molto grande. È come un cacciatore col motore turbo». Infatti, anche se questo pliosauro non raggiungeva le dimensioni del ciclopico ittiosauro, erbivoro acquatico di 23 metri, era comunque unico tra i predatori marini. In quanto a dimensioni e a forza può essere paragonato solo ad alcuni squali preistorici. Ma a differenza di questi non possedeva solo un temibile equipaggiamento offensivo, era dotato anche di straordinaria agilità natatoria: sembra infatti che al momento dell’attacco le pinne posteriori aggiungessero una propulsione eccezionale alla spinta già poderosa delle pinne anteriori, rendendo micidiali i suoi assalti. Gli scienziati per capire meglio come si muovesse in acqua hanno ricostruito la nuotata del rettile preistorico utilizzando un simulatore robot.

CERVELLO DA SQUALO - Con uno scanner infine i paleontologi hanno analizzato il cervello dell’animale, che è risultato lungo e assottigliato, molto simile a quello del Grande squalo bianco, attualmente il più grande pesce predatore del pianeta. Un’ulteriore conferma della somiglianza tra il rettile giurassico che è considerato la creatura più pericolosa che abbia mai popolato i nostri oceani e il pescecane.

Valentina Tubino
17 marzo 2009