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domenica 28 dicembre 2008

L'UOMO FALENA

I misteri di Point Pleasant

Scritto da: Flavio Vanetti alle 22:21

Se qualcuno, la sera di Natale, non aveva meglio da fare che guardare la televisione e in particolare Raidue, si sarà imbattuto in una storia a mio giudizio formidabile e carica di mistero. Bisogna dire grazie a Voyager, trasmissione veramente interessante e ben fatta, per averci introdotto nel ricordo dei fatti clamorosi di Point Pleasant, paesino della West Virginia che da quel giorno divenne famoso per gli avvistamenti del cosiddetto "uomo falena" e per episodi strani e tragici che hanno tenuto banco per tredici anni. La cronistoria è particolarmente complicata, ma sul sito www.marcopirola.com è riassunta in maniera perfetta. Pertanto, ve la ripropongo prendendola direttamente da esso.

Point Pleasant, West Virginia, 15 novembre 1966.
Una coppia di ragazzi, Roger e Linda Scarberry con Steve e May Mallette, fece un giro in maccchina quella sera. Secondo il racconto dell'unica donna che ne volle parlare, passarono nei pressi di una fabbrica di TNT ormai in disuso dalla seconda guerra mondiale. All'interno di quella struttura di cemento, notarono due luci rosse molto intense. Incuriositi si fermarono e scesero dalla vettura. Sempre secondo la loro testimonianza, scrutando più da vicino, compresero che quelle due luci non erano altro che gli occhi rossi di un enorme animale “dalla forma di un uomo, ma più grosso, fra i sei e mezzo e sette di piedi di altezza, con grandi ali ripiegate sulla schiena”. Si trattava di Mothman, l'uomo falena. Terrorizzati fuggirono senza voltarsi verso la macchina e una volta risaliti si diressero a tutta velocità verso il centro della cittadina. Ma la loro storia non finiva li. A detta dei ragazzi, quella strana creatura volante li seguì per diversi metri fino al punto in cui le luci della città lo fecero sparire nel nulla. Impauriti ed increduli i quattro ragazzi raccontarono l'accaduto allo sceriffo Millard
Halstead, che qualche tempo dopo testimoniò:
"Conosco questi ragazzi da quando sono nati. Non si sono mai messi nei guai e quella notte erano davvero spaventati. Li ho presi sul serio."
Una cronista della zona, raccontando i fatti appena accaduti, ribattezzò lo strano volatile come Mothman (uomo falena). Nei mesi successivi questa strana creatura apparve a molti altri abitanti della zona e dei paesi limitrofi, attirando l'attenzione di media e studiosi. In molti cercarono di dare spiegazioni scientifiche e razionali. Alcuni pensarono si trattasse di un barbagianni un po' troppo cresciuto. Altri pensarono che la fantasia e la noia di quel gruppo di ragazzi fosse la principale causa di tutto il clamore. Fatto sta che gli avvistamenti di Mothman si susseguirono senza sosta.Alcuni mesi dopo la cittadina di Point Pleasant fu letteralmente invasa da uomini in nero. Men In Balck. Federali? Agenti della Cia? Testimoni li descrissero come persone incredibili, che non sapevano nemmeno cosa volesse significare il gesto di stringersi la mano. Persone di carnagione molto chiara, serie e ben vestite. Oltre a questo, scienziati e giornalisti dell'epoca venivano tempestati di telefonate anonime, spesso minacciati e spiati. Chiunque si occupasse di Mothman (l'uomo falena) veniva "perseguitato" dai Men In Black. Ma perché tutto questo? Se fu solo una storiella da niente, come mai tutto questo movimento e clamore? La cosa peggiore però fu il susseguirsi di incredibili vicende catastrofiche nella località del West Virginia. Decine di persone morirono negli anni seguenti l'avvistamento di Mothman. Un ponte crollò, due aerei si schiantarono nella zona e un uragano distrusse vite e case. Testimoni giurarono di aver visto l'uomo falena ogni volta che una di queste catastrofi colpiva la città.

Riflessioni e conclusioni

Il primo ragionamento che può essere fatto è anche il più scontato: possibile che sia un fenomeno di allucinazione collettiva? La risposta più sensata, a mio avviso, è un deciso "no, non è possibile". Numerosi autori hanno studiato il fenomeno degli avvistamenti di Mothman, traendone interpretazioni molto diverse. Autori come John Keel e A. B. Colvin considerano gli avvistamenti reali, e cercano di darne spiegazione. Keel, nel suo celebre romanzo-inchiesta The Mothman Prophecies (1976) sviluppa una articolata teoria del complotto che si propone di spiegare Mothman mettendolo in relazione con altri misteri come Ufo, Men in Black, poltergeist, avvistamenti di Bigfoot (esseri enormi, assimilati o equiparati allo Yeti), e infine con il crollo del Silver Bridge. Colvin sostiene che Mothman è una creatura soprannaturale con l'incarico di aiutare l'umanità in momenti critici e che la stessa creatura è nota come Thunderbird presso i nativi americani e come Garuda in Asia. Criptozoologi come Mark A. Hall hanno sostenuto che il Mothman sia in effetti un esemplare di una misteriosa specie animale riconducibile agli uccelli giganti del Pleistocene.Gli scettici (molti dei quali hanno contribuito ai numeri di marzo e aprile 2002 della rivista Skeptical Inquirer) ritengono che i testimoni si siano semplicemente sbagliati, scambiando per una creatura misteriosa un gufo, probabilmente di una specie di grandi dimensioni come il grande gufo cornuto (il più grande presente negli Stati Uniti). Stranamente anche il CSICOP (il "Comitato americano per l'indagine scientifica delle affermazioni sul paranormale") appoggia la strana teoria secondo la quale le persone abbiano scambiato un piccolo gufo per il gigantesco essere. E questo sebbene gli avvistamenti siano stati segnalati da più persone e in momenti diversi e tutti i dettagli, compresi quelli relativi alle enormi dimensioni dell'entità coincidono. Comunque lo si rigiri, questo dossier rimane uno dei più critici tra quelli riconducibili ad avvistamenti e contatti misteriosi e, soprattutto, ancora da risolvere in maniera chiara. Mi permetto di aggiungere un dettaglio secondo me non trascurabile: la vicenda dell'uomo-falena mi ha subito riportato a quella dell'avvistamento di figure alate da parte di un marinaio della corazzata Caio Duilio nel mare di Taranto durante la Seconda Guerra mondiale. Come spesso si verifica in altre tipologie di avvistamento, ventun anni prima, da tutt'altra parte del mondo, s'era dunque registrato qualcosa di simile. E non solo lì: i personaggi con le ali, infatti, sono una delle categorie con le quali nell'ufologia vengono censite entità che si vuole appartengano a realtà extraterrestri.

Scoperta su Marte una zona più favorevole alla vita

E' la «Fossa del Nilo», ricca di carbonati e altri minerali legati alla presenza dell’acqua

La «Fossa del Nilo» (Nasa)
La «Fossa del Nilo» (Nasa)
MILANO - Su Marte hanno trovato una regione «più ospitale» e quindi più favorevole alla vita. Gli occhi elettronici della sonda Mars Reconnaissance Orbiter della Nasa in orbita attorno al Pianeta Rosso hanno identificato un’area dal nome suggestivo «Fossa del Nilo» ricca di carbonati e altri minerali legati alla presenza dell’acqua. Insieme dimostrano come la caratteristiche geologiche della zona fossero 3,5 miliardi di anni fa meno acide rispetto ad altri luoghi e quindi più favorevoli ai processi biologici. Materiali analoghi erano stati rinvenuti solo occasionalmente e in quantità minime in altre zone mentre ora costituiscono la base geologica delle rocce.

LA FOSSA DEL NILO - La Fossa del Nilo è un’articolata formazione lunga 666 chilometri all’estremità del bacino di Iside, una vasta area di 1500 chilometri di diametro. Nelle prime epoche della sua vita Marte possedeva una spessa atmosfera di anidride carbonica che intrappolava il calore e rendeva l’ambiente marziano molto simile a quello della Terra nelle prime epoche della sua evoluzione. Per questo gli scienziati ritengono che sul Pianeta Rosso in quelle condizioni dovrebbe essersi sviluppata la vita almeno nelle forme unicellulari. Ed è quello che si va cercando con le spedizioni spaziali della Nasa. Buona parte dei componenti dell’anidride carbonica atmosferica delle origini si dovrebbe ritrovare nel suolo per effetto della deposizione. Ma non è questo il caso. «Anche se non abbiamo trovato i tipi di carbonati che possono essere precipitati dall’antica atmosfera – spiega Bethany Ehlmann della Brown University di Providence che ha presentato il risultato al congresso della società geologica americana - abbiamo raccolto la prova che non tutta la superficie marziana aveva subito un’acidificazione attraverso le piogge 3,5 miliardi di anni fa come era stato ipotizzato. Noi abbiamo individuato almeno una regione che era potenzialmente più ospitale alla vita rispetto al resto del globo».

Giovanni Caprara
20 dicembre 2008

lunedì 8 dicembre 2008