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domenica 27 luglio 2008

YETI


l'abominevole uomo delle nevi

Yeti, peli di una creatura misteriosa
trovati nella giungla indiana

I test dimostrano che il materiale appartiene a una specie sconosciuta. Ora si attende l'esame del Dna

DAL NOSTRO INVIATO

LONDRA – Finora era una di quelle leggende alimentate da continui avvistamenti ma mai sostenute da uno straccio di prova. Invece ora gli scienziati pensano che l’abominevole uomo delle nevi sia esistito o addirittura esista davvero. Lo dimostrerebbero due peli trovati in una giungla indiana dove le popolazioni locali giurano di aver visto più volte la terribile creatura.

ENTUSIAMO - I test, condotti dalla Oxford Brookes University, dimostrano che il materiale non appartiene a nessuna specie conosciuta e che ha «un’incredibile somiglianza» con i peli trovati da Edmund Hillary sull’Himalaya mezzo secolo fa. «E’ la prova più evidente – ha detto all’Independent on Sunday Ian Redmond, esperto di scimmie antropomorfe – che lo yeti possa esistere. Siamo entusiasti dei primi risultati, anche se ci sono ancora molti test da fare». I due peli, rispettivamente di 33 e 44 millimetri, sono stati trovati sulle colline Garo, nel nord est dell’India, circa cinque anni fa. Lì la gigantesca creatura, chiamata dagli indigeni "mande barung" (ovvero "uomo della foresta"), era stata avvistata per tre giorni di seguito mentre devastava alberi e piante. Il materiale è poi stato spedito in Gran Bretagna dove è passato all’esame degli esperti.

PROFILO GENETICO - «Eravamo sicuri che appartenesse a una specie conosciuta – ha detto ancora Redmond -. Invece no». I peli saranno ora ingraditi da un potentissimo microscopio e spediti in due diversi laboratori per estrane il Dna. Sarà quella la prova del fuoco. Se il profilo genetico non corrisponderà a nessuna creatura vivente, allora si potrà affermare con sicurezza che lo yeti, o qualcosa di molto simile a lui, esiste davvero. Come sostengono da anni tante popolazioni locali sparse nel mondo, dal Canada al Nepal e all’Indonesia.

Monica Ricci Sargentini
27 luglio 2008

venerdì 25 luglio 2008

FUOCO INSPIEGABILE



Sa di film del terrore la storia degli incendi che misteriosamente, da giugno, divampano in due case confinanti di Lastra a Signa. Ieri un tappeto persiano ha preso fuoco nella camera da letto. Solo l'ultimo degli strani episodi che hanno visto andare in fiamme giocattoli, stracci, grembiuli e materassi.
IL PROPRIETARIO. «Non vi ho chiamati prima e per telefono non vi ho spiegato cosa stesse succedendo perché temevo che non mi credeste». Così ha detto ai carabinieri il proprietario dell'abitazione di Ginestra fiorentina dove si stanno verificando gli incendi misteriosi. L'uomo ha 39 anni e ieri ha chiamato i carabinieri perché il suo tappeto aveva preso fuoco. Nella telefonata ha chiesto aiuto ma senza spiegare il motivo. Aveva paura che non gli avrebbero mai creduto. E ora la famiglia vorrebbe evitare pubblicità:«Non vogliamo intrusioni nella nostra vita, c’è la privacy».
GLI OGGETTI IN FIAMME. Dallo scorso giugno e sempre di notte divampano strani incendi, «inspiegabili» secondo vigili e carabinieri, in due abitazioni confinanti a Ginestra fiorentina. Il primo episodio riguardò una macchina giocattolo coperta da un telo. In quel momento si pensò a una sigaretta spenta male. Ma poi (10 e 13 luglio) hanno preso fuoco anche uno strofinaccio, una sedia in legno, altri giocattoli e un grembiule per bambini. L'ulimo episodio è di ieri sera, quando è andato in fiamme un tappeto che era nella camera da letto e uno straccio da cucina che era nello sgabuzzino. Nella stessa abitazione, il 17 luglio, avevano preso fuoco un cuscino e un materasso mentre erano presenti i vigili del fuoco. Questi, rimasti non poco impressionati, avevano perlustrato la casa, senza trovare alcuna traccia di materiale infiammabile.
I VIGILI. Non c'è nessuna causa apparente, secondo i vigili del fuoco che stanno procedendo agli accertamenti. I pompieri stanno confrontando le relazioni fatte nei vari interventi. Inizialmente infatti non avevano destato particolare attenzione vista la scarsità dei danni e degli eventi. «Ad ora - hanno detto - l’origine degli incendi non è stata definita e sarebbe prematuro azzardare una spiegazione».
IL PRECEDENTE. Gli abitanti di Lastra a Signa non ricordano vicende simili. Ma i fatti ricordano quanto avvenne nel 2004 nella frazione di Canneto, a Caronia (Messina), dove ci furono alcuni incendi misteriosi in un piccolo gruppo di abitazioni. Su quei casi la procura di Mistretta aprì un’inchiesta, poi archiviata nel giugno del 2008. Secondo i periti della procura, non c’erano dubbi: dietro gli incendi c’era un intervento umano. Furono una quarantina gli abitanti del borgo a denunciare i roghi.
25 luglio 2008

giovedì 24 luglio 2008

CAPRE A QUATTRO CORNA


Il villaggio di Kokpekty, nel cuore del Kazakistan, è balzato al centro dell'attenzione degli zoologi per la diffusione di una curiosa "nuova" specie: la capra a quattro corna. Una stranezza che è stata già individuata in altre parti del mondo, come la Francia, ma che ha il suo picco a Kokpekty.

venerdì 18 luglio 2008

Il mistero di Tungutska 2

Il 30 giugno 1908 la terribile esplosione di Tungutska, nella taiga più desolata
Extraterrestri, cometa di ghiaccio o meteorite: un secolo dopo è ancora giallo

Italiani sulle tracce degli Ufo
Indagine nel cuore della Siberia


Italiani sulle tracce degli Ufo Indagine nel cuore della Siberia

Il lago Ceka

dal nostro inviato LEONARDO COEN
MOSCA - Saranno forse i ricercatori italiani a svelare l'enigma di Tunguska che resiste dal mattino del 30 giugno 1908, quando alle 7,14 un misterioso oggetto di forma oblunga, più luminoso del sole, attraversò il cielo e precipitò nei pressi del fiume Podkammennaya Tunguska, in una regione abbandonata da Dio e dagli uomini della Siberia centrale, dove la taiga si fa palude e il suolo resta ghiacciato per almeno otto mesi l'anno.
In questi giorni a Vanavara, sperduto paese della regione siberiana di Krasnojarsk, festeggiano il centenario del Grande Impatto, nella nuova piazza hanno installato un monumento che riproduce un meteorite, e per le strade si vedono in giro facce nuove, gente abbigliata come Indiana Jones, persone che hanno per idolo il mitico Leonid Kulik, il primo esploratore che nel 1927 osò avventurarsi nella Grande Terra Morta, oltre il fiume Podkammennaya Tunguska, un affluente dello Jenissej: sono i turisti dell'impossibile, i cacciatori di Ufo, gli indagatori dei segreti più tenebrosi. Perché a Tunguska successe qualcosa che ancora dopo un secolo nessuno è riuscito a scoprire. Fu l'impatto più violento e devastante della nostra era: si levò un'immensa colonna di fuoco che raggiunse i quindici chilometri d'altezza. Il boato fu udito a centinaia di chilometri di distanza.

I treni della Transiberiana, 500 chilometri più a sud, rischiarono di deragliare. Un'onda incandescente carbonizzò ottanta milioni di betulle ed abeti, un'area di oltre 2mila chilometri quadrati si trasformò in un deserto di cenere e di fango radioattivo, fu come se fosse scoppiata mille volte la bomba di Hiroshima, si valuta oggi che la potenza dell'esplosione fosse di 15 megaton. Gli osservatori geofisici registrarono violente tempeste magnetiche, sino in Europa Settentrionale.
Cominciò a cadere sulla Siberia pioggia nera, e gli sciamani predissero disgrazie e morte per la Russia. I quotidiani Krasnoyarets e Sibir riportarono drammatiche testimonianze. La più celebre è quella del contadino Semen Semenov di Vanavara, un paese che distava dal luogo dell'impatto circa settanta chilometri: "Ero seduto in casa per far colazione nella fattoria, esposta a nord. D'improvviso vidi che proprio a nord, sopra la strada per Tunguska di Onkoul, il cielo si era diviso in due e il fuoco appariva in alto e si estendeva sopra tutta la foresta. La spaccatura in cielo si allargò e tutta la parte nord si coprì di fuoco. Per un attimo persi i sensi. Mia moglie uscì fuori e mi accompagnò in casa. Dopo di ciò, arrivò un tal fragore, come di rocce che cadevano o di cannoni che sparavano, e la terra tremò".

I vetri delle finestre andarono in frantumi. L'ondata di calore danneggiò le coltivazioni. I contadini maledirono quel giorno. Oggi, invece, frastornati dall'insolito traffico, dai visitatori e dalle autorità che si presentano a Vanavara col seguito di cameramen, giornalisti e scienziati, benedicono il "corpo celeste" che piovve dal cielo, "brindiamo alla salute del meteorite!" si sente dire in questi giorni di festa e ricorrenze, e in cuor loro gli abitanti del paese sperano che il mistero non venga mai svelato: "Molti dicono che noi paghiamo gli scienziati affinché non risolvano l'enigma", scherza Jaroslav Malashyj, capo dell'amministrazione provinciale di Evenkia.

E in effetti, attorno al mistero di Tunguska ci sono più dispute che certezze. Chi aveva ucciso la taiga? Chi aveva sterminato migliaia di renne, distrutto foreste per una regione vasta quanto le Marche? Un asteroide di pietra? Una cometa di ghiaccio? Oppure, come ipotizzano i "cacciatori" d'Ufo, un'astronave aliena esplosa mentre sorvolava la Terra? Lo scienziato Kulik suppose che la causa fosse un meteorite di ferro e nichel. Per dodici anni setacciò la zona. Ma non trovò un solo grammo di quel meteorite.

Durante una conferenza presso l'Accademia delle Scienze russa, il team capeggiato da Giuseppe Longo, professore di fisica all'università di Bologna ha annunciato di avere scoperto le tracce di un probabile cratere d'impatto: il lago di Ceko, a 8 chilometri dall'epicentro dell'esplosione. La speranza di Longo e dei suoi collaboratori è di recuperare un frammento dell'oggetto cosmico. Longo e il suo gruppo si occupano di Tunguska dal 1991: poco per volta, ipotizzarono che la deflagrazione nell'atmosfera di un asteroide o di una cometa avesse determinato la formazione del lago Ceko, vicino al fiume Kimciu. La sua forma a imbuto, leggermente ellittica, è molto diversa da quella tipicamente piatta degli altri laghi siberiani. A volte, basta una semplice intuizione a risolvere il più intricato dei misteri.

martedì 15 luglio 2008